Wednesday, September 20, 2006

Dai neutrini alle staminali: due case histories di comunicazione ed informazione scientifica

Dal sito Ferpi - Federazione relazioni Pubbliche Italiana
http://www.ferpi.it/news_leggi.asp?ID=42937


(per i link ad organizzazioni e notizie citate, fare riferimento al link Ferpi di cui sopra)


Dai neutrini alle cellule staminali: due case histories di comunicazione ed informazione scientifica

Il nostro socio Paolo Centofanti mette a confronto e commenta due recenti casi di differenti modalità per 'fare notizia'.

Il recente esperimento per lo studio dei neutrini, che sta coinvolgendo il CERN di Ginevra e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, presso i Laboratori del Gran Sasso, e il caso mediatico della presunta "tecnica salvaembrioni", apparsa sui media nel mese di agosto, sono due case histories recenti sui cui riflettere, per analizzare la comunicazione e l'informazione scientifica.

L'esperimento CERN/INFN-LNGS conferma, come l'Italia sia uno dei paesi all'avanguardia nella formazione scientifica, nonostante croniche e strutturali carenze di fondi, sia per le attività didattiche che per la sperimentazione e, ovviamente, la comunicazione. Ormai non solo italiani, ma anche stranieri, si formano nelle nostre Università e nei centri di perfezionamento, e poi proseguono però, quasi inevitabilmente, le loro carriere all'estero. E mentre prepariamo giovani talenti che porteranno risultati e conseguiranno premi e riconoscimenti altrove, ci troviamo ad essere singolarmente tra i paesi con minore cultura scientifica di base. Una cultura che va creata e rafforzata a scuola, certamente, ma può trovare un grande aiuto nella comunicazione e nell'informazione scientifica.

Per ragionare su questi aspetti, sul grande sforzo di alcuni divulgatori e sulla invece poca attenzione data dai media a questi temi, vorrei iniziare a scrivere su queste pagine, analizzando anche alcune case histories, di buona comunicazione, come ad esempio nel caso dell'esperimento cui neutrini che coinvolge il CERN e l'INFN Laboratori del Gran Sasso; di errata, incompleta o manipolata informazione in altri.

Vorrei poi anche collegarmi, nel rispetto delle posizioni e convinzioni religiose o filosofiche altrui, ad un progetto per lo studio e l'analisi della comunicazione di scienza e religione, SRM Science and Religion in Media (nell'ambito del Progetto STOQ), che sto curando per il Master in Scienza e Fede dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in Roma.

Tornando all'esperimento del 12 settembre (ho avuto modo di partecipare all'evento ed alla presentazione), la campagna di comunicazione è stata indubbiamente ben programmata e ben gestita, sia per come è stato formulato ed organizzato l'evento, sia per la copertura media (giornali, web, tg, etc.) sia per la comunicazione semplice ed efficace. Nonostante si parlasse comunque sempre di fisica delle particelle.

Un esempio di come sia possibile comunicare anche al grande pubblico il lavoro di scienziati, tecnici, strutture ai più alti livelli nel mondo, e fare divulgazione ed informazione scientifica in maniera ampia, senza perdere credibilità, autorevolezza, e soprattutto corretta.

(Su questa case history verrà pubblicata una analisi più dettagliata la prossima settimana).

Da un altro lato, il caso mediatico della presunta "tecnica salvaembrioni", apparsa sui media, tramite la quale sarebbe stato possibile ottenere cellule staminali embrionali senza uccidere né danneggiare gli embrioni stessi, è invece un esempio del fatto che non solo comunicazione ed informazione non sempre coincidono, ma di come una comunicazione basata su una informazione inesatta, fraintesa, o semplicemente non completamente letta, possa portare a creare effetti mediatici ed aspettative irreali.

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Quando comunicazione ed informazione non sono la stessa cosa: cellule staminali dagli embrioni senza danneggiarli?
Una vicenda esemplare su un caso mediatico, ed una notizia che in realtà non esisteva.

Nelle scorse settimane, una notizia apparsa sui media, aveva suscitato speranze, e riaperto il confronto, e le discussioni, tra i fautori della sperimentazione sugli embrioni da una parte, e coloro che invece, cattolici ed anche laici, accettano solo la sperimentazione e la "produzione" di staminali adulte.

Per semplificare, ho preparato uno schema riepilogativo, con relativi link, di questa illuminante case history.

23/08/06 - Nature, uno delle più autorevoli pubblicazioni scientifiche mondiali, pubblica uno studio: Human embryonic stem cell lines derived from single blastomeres A firma Irina Klimanskaya, Young Chung, Sandy Becker, Shi-Jiang Lu and Robert Lanza.

Da questo studio, emergerebbe che sia possibile prelevare un singolo blastomero da un embrione precoce (composto da circa 8/10 blastomeri), senza danneggiare l'embrione stesso, con una tecnica identica a quelle utilizzata per le diagnosi di eventuali patologie genetiche.

La notizia inizia ad apparire sui giornali USA, in Italia viene ripresa da ANSA. Si accende il dibattito tra i fautori della ricerca sugli embrioni da una parte, cattolici e laici contrari dall'altra. Più di qualcuno e più di qualche testata, ipotizzano che questa tecnica permetta di superare le obiezioni etiche avanzate finora.

24/08/06 - Su Repubblica appare la notizia; possibile prelevare un singolo blastomero senza danni per l'embrione: Staminali, la rivoluzione targata Usa. Estratte senza distruggere gli embrioni

Il Corriere della Sera pubblica analogamente la notizia, con alcuni distinguo, visto che comunque la tecnica non è accettabile per il mondo cattolico: Annuncio Usa: cadono le obiezioni morali «Staminali senza distruggere gli embrioni». La ricerca su «Nature». Ma la comunità scientifica si divide.

La notizia della "tecnica salvaembrioni" viene ripresa da altre pubblicazioni e da alcuni TG. Si moltiplicano i dibattiti, online, su stampa, etc. e le prese di posizione a favore o contro la "tecnica salvaembrioni".

27/08/06 - Mentre prosegue il dibattito ed il confronto tra le differenti posizioni etiche, Il Corriere della Sera pubblica la prima smentita: Accuse alla prestigiosa rivista scientifica. Staminali, falsa la svolta di «Nature». La nuova tecnica di prelievo delle cellule non salva gli embrioni

29/08/06 - Il Foglio pubblica un'altra smentita, da cui emerge che già nello stesso articolo pubblicato su "Nature", si poteva leggere che non era sopravvissuto nessun embrione, e che erano stati tutti "smantellati" cellula per cellula: Gli embrioni sono stati "smantellati cellula dopo cellula". Bastava leggere. L'editoriale di Nature non lasciava dubbi. Ma si è voluta creare mediaticamente l'ennesima falsa aspettativa scientifica.

Conclusione (?) ... Cos'era successo?

Era successo semplicemente che, a differenza di ciò che era stato pubblicato nello studio e nell'articolo originale, in ciò che era stato comunicato alla stampa, non era stato indicato chiaramente che nessuno degli embrioni era sopravvissuto, e che appunto tutti gli embrioni erano stati distrutti. L'inevitabile interesse per una notizia del genere (se fosse stata vera), che comunque era a dir poco verosimile, aveva fatto il resto, ed era esploso il caso mediatico.
Alla fine,
Nature si è scusata ufficialmente, e il mondo ha dovuto dire addio, almeno per il momento, alla "tecnica salvaembrioni", che tanto ha fatto discutere e che a molti sembrava una soluzione etica definitiva.

Ciò che è apparso sui media italiani è stato ovviamente una conseguenza ed un riflesso ritardato della dinamica di media statunitensi. E porta comunque a riflettere su quali possano essere i rischi della comunicazione e dell'informazione scientifica, non solo in Italia, evidentemente.

Le possibili cause? Presumibilmente, la fretta di pubblicare una notizia importante, e l'assoluta fiducia nelle fonti. Io stesso, nel mio piccolo, ho pubblicato subito la notizia, il 23 agosto, anche se con dei distinguo, su un blog che gestisco per il progetto SRM. Distinguo che nascevano non nella poca fiducia in "Nature", quanto nel non avere avuto modo di leggere l'articolo originario (non ero abbonato), e dalle mie obiezioni, derivanti dall'essere cattolico.

Evidentemente, in un mondo troppo veloce (è la mia opinione), si rischia di comunicare per vero ciò che lo è in parte, se non ciò che forse è solo verosimile. La necessità di "non perdere" una notizia importante, o di bruciare sul tempo pubblicazioni concorrenti, può portare a rischi del genere. Più di qualcuno sostiene poi che non si tratti solo di un problema di velocità, ma anche di preparazione scientifica dei giornalisti e dei comunicatori che di scienza si occupano.

Non mi permetto di fare valutazioni su tale ipotesi: si possono commettere errori per distrazione, trascuratezza, impreparazione, fiducia negli altri, necessità, sfortuna, etc... Credo però che sia un argomento di cui sarebbe interessante parlare, se a qualcuno interessa.

Paolo Centofanti

Pubblicata il 19/09/2006